Alla LILT visite urologiche gratuite per gli uomini
La risposta a tutti i dubbi e le domande più frequenti

«Le visite che LILT Padova dedicherà ai maschi durante il mese di novembre saranno rivolte a tutti gli uomini adulti». A ricordare l’appuntamento è il dottor Antonino Calabrò, urologo LILT e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Urologia all’ospedale Maria Teresa di Calcutta a Schiavonia, in occasione dell’avvio della campagna di sensibilizzazione alla prevenzione dei tumori maschili.

«Da tempo non chiamiamo all’appello più soltanto il target considerato a rischio, ossia quello dai 50/55 anni in su oppure composto di persone di qualsiasi età ma con sintomi di problemi prostatici: l’invito a preoccuparsi della prevenzione è esteso a tutti gli uomini. L’obiettivo è fare cultura ed educazione, cominciare fin da giovani a conoscere il proprio corpo, individuare segnali di allarme e avere un punto di riferimento – il medico LILT e l’ambulatorio – a cui rivolgersi in caso di necessità».

Quali i motivi di questa scelta?
«Mentre con le donne la sensibilizzazione alla prevenzione oncologica è fortemente aumentata negli ultimi anni, con gli uomini ci scontriamo ancora con vecchi retaggi culturali e tabù. Noi vogliamo superarli».
Iniziamo ora: dall’urologo ci si rivolge solo superati i 50 anni. Vero o falso?
«Falso. L’urologo è lo specialista che segue l’uomo in tutte le fasi della vita, esattamente come il ginecologo segue le donne, dall’adolescenza in poi. La prevenzione si fa fin da giovanissimi, imparando a conoscere il proprio corpo, cominciando a eseguire un’adeguata palpazione dei testicoli, a decifrare eventuali anomalie che richiedano il consulto con lo specialista. Poi, dai 40 anni, dovrebbero cominciare dei controlli periodici e regolari con l’esplorazione rettale».

Molti giovanissimi non si accorgono di eventuali problemi. Vero o falso?
«È in parte vero, ma il motivo va argomentato. Quando il militare era obbligatorio, i giovani si sottoponevano alla visita di leva, durante la quale potevano essere individuate eventuali problematiche. Ora che la visita di leva non è più obbligatoria, bisogna insegnare ai giovani come monitorarsi, e dare loro un riferimento da contattare in caso di dubbio».

L’età dell’insorgenza di eventuali patologie prettamente maschili sta diminuendo. Vero o falso?
«Vero. Alcuni studi recenti hanno evidenziato che molte malattie tumorali e patologie benigne, possono esordire in questa fascia d’età. Faccio degli esempi per dare un ordine di grandezza: la prostatite (che è un’infiammazione della prostata), colpisce soprattutto la fascia 30-50 anni, con un picco ai 40 anni. L’iperplasia prostatica benigna ha incidenze del 5-10% fra i 40enni, ma dell’80% dei 70-80enni. I tumori del testicolo sono i più frequenti fra i 50enni (il 12% delle diagnosi), ma colpiscono sempre più spesso i 40enni».

Sono numeri che fanno riflettere. Ci sono dei motivi particolari per cui sono in aumento?
«Ce ne sono numerosi. Lo stile di vita, ad esempio: in presenza di fattori di rischio come obesità, fumo e familiarità con malattie urologiche, è importante – se proprio non si riesce a seguire uno stile di vita più corretto – almeno non abbassare la guardia e sottoporsi regolarmente a controlli».

Quali sono i tumori che possono essere precocemente individuati grazie a periodiche visite urologiche?
«Sono numerosi: con visite regolari si possono individuare precocemente i tumori di prostata, rene, vescica e testicolo. Ma non parliamo solo di malattie gravi come i tumori, perché ci sono numerose altre patologie benigne che possono avere un nome (e di conseguenza una cura) grazie a una visita dall’urologo: la calcolosi urinaria, l’iperplasia benigna della prostata, le prostatiti, l’infertilità maschile e le disfunzioni sessuali».

Quali sono i campanelli d’allarme che dovrebbero spingere un uomo a interpellare immediatamente l’urologo?
«Sono cinque: disturbi del basso apparato urinario (difficoltà o dolore durante la minzione, urgenza o impossibilità a urinare, ad esempio); presenza di sangue nelle urine; deficit erettile; colica renale; incontinenza urinaria».

In cosa consiste la visita urologica?
«La visita urologica è composta di tre fasi. La prima è la fase dell’anamnesi, in cui lo specialista raccoglie informazioni sul paziente, anche per valutare la familiarità. Nella seconda fase si passa all’esame obiettivo urologico. Nell’ultima parte, l’esplorazione rettale, lo specialista esegue la palpazione della prostata con introduzione rettale del dito indice coperto da un guanto di lattice. Quest’ultima parte è fondamentale per la diagnosi precoce del cancro alla prostata».

È dolorosa?
«No».

È fastidiosa?
«Il fastidio, se presente per sensibilità individuale, dura qualche manciata di secondi. Ed è in ogni caso preferibile al fastidio di scoprire un eventuale tumore trascurato negli anni precedenti per paura di un dito».